martedì 2 dicembre 2008

Il viaggio di ritorno...

Eccoci… Di nuovo in viaggio, di nuovo piena di pensieri, di nuovo delusa da come sia andata la giornata. Non è possibile che ogni volta che provo a parlarli non ci riesco?! Come faccio a chiedergli il numero di telefono, come faccio a fargli capire che mi interessa veramente se non c’è sempre qualcuno che si mette in mezzo? Non voglio andare avanti così, non voglio! Quel ragazzo (Y) mi piace proprio, ma veramente tanto: non parlo solamente dell’aspetto fisico, ma anche della persona che rappresenta. E’ un ragazzo intelligente, simpatico, educato, divertente, cerca di dar sempre una mano a chi è in difficoltà… Insomma è proprio uno che fa per me. In questo preciso istante della mia vita ho proprio bisogno dell’affetto di una persona, di un altro essere umano. Non voglio ne lamentarmi ne fare la vittima, ma questo è un periodo particolare dell’anno: questi ultimi tre mesi sicuramente non appartengono a miei ricordi più belli, anche se ci sono stati molti momenti in cui ho provato gioia di vivere, anche se questi momenti li terrò per sempre nel mio cuore, l’ultimo periodo dell’anno 2008, l’anno del mio ventesimo compleanno, ha lasciato un segno nel mio animo, mi ha confuso ulteriormente, mi ha ferito. Per questo motivo ho bisogno di una persona “nuova”, di un ragazzo che riesca a volermi bene per quello che sono. Non dico che deve essere per forza uno dei tre moschettieri (X, Y, Z), ma non mi lamenterei assolutamente se fosse così. “Vivere è una malattia mortale (…)” quindi bisogna fare tutto il possibile per trascorrere la propria esistenza al massimo sfruttando tutte le occasioni che il fato ci pone davanti nel nostro cammino. Queste occasioni non ricapitano, ma per una persona come me è difficile affrontarle. Non sono una persona estroversa (anche se alcuni sono convinti del contrario), sono timida al quadrato per quanto riguarda ragazzi e se finalmente trovo dentro di me la forza per rivolgere la parola alla persona che mi interessa, se qualcuno si mette in mezzo, mi interrompe, questo coraggio svanisce. In questi mesi sono stata proprio brava a nascondermi dietro la maschera di una persona che in realtà non sono, ma se la gente non si accorge, non capisce come sono fatta veramente, non riuscirà mai a conoscermi veramente. Al liceo non riuscivo a legare bene quasi con nessuno, alla fine ho trovato solo due, tre persone con cui passare il tempo; il primo giorno dell’università mi sono promessa di cambiare, di lasciarmi alla spalle questa mia timidezza, di aprirmi di più con le persone, ma ci sono dei giorni, dei periodi in cui non riesco proprio ad abbandonare quell’atteggiamento di chiusura totale.

“Siamo in arrivo a Suzzara”

Torno a parlare dei miei trascorsi all’università, dei miei sentimenti legati ai tre moschettieri, perché non vorrei più approfondire il tema del mio stato d’animo, non voglio affrontare il discorso del mio essere. Parlando sempre in codice: Y non è assolutamente come X e Z (sono nomi in codice :P), quando gli sto vicino lo sento interessato alle cose che dico, è attento a ogni parola, ad ogni virgola. Fa tantissime domande, e ciò mi fa capire che in qualche modo è interessato a me, almeno come persona, come un’amica, che in questa “fase” non è affatto un male. Peccato che ogni volta che cominciamo un discorso c’è sempre qualcuno che viene a disturbare, ed io, anche se vorrei parlargli, anche se vorrei rimanere lì almeno un altro minuto, devo andare via: o perché c’è qualcuno che vuole qualcosa da me, o qualcuna (!) da lui! L’altro giorno stavamo parlando, l’ho visto particolarmente interessato a quello che dico, però qualcuno non poteva aspettare quei cinque minuti, quel poco che mi mancava per concludere il discorso, mi chiamava con l’insistenza, e quindi sono dovuta andare via e lasciarlo lì senza una parola… Questo non è assolutamente da me, non lascio il mio interlocutore in mezzo ad un discorso, non me ne vado via senza dir nulla in mezzo ad un conversazione, è da maleducati! Però ero arrabbiata con quel qualcuno che non poteva aspettare un attimo, non lo ero assolutamente con il mio interlocutore.
Ma quanto mi piace scrivere in codice, scrivere senza che nessun interessato venga nominato!
Non riesco a togliermi dalla testa quel giorno in cui io e Y abbiamo parlato proprio tanto (senza che nessuno si mettesse in mezzo!), abbiamo riso, scherzato, ci siamo divertiti insomma! E’ stato bello potergli raccontare di me, della persona che sono, ma la cosa più interessante era sentirlo parlare di se… Poi questo mi ha aiutato moltissimo nel capire (più o meno) la persona che è, e non potevo esserne più felice.
Adesso mi rendo conto che devo far qualcosa, ma veramente, c’è bisogno che io mi svegli, che lasci da parte questa benedetta timidezza! Non posso trovarmi ogni giorno ad affrontare questo discorso. Voglio il tuo numero, te lo chiedo, niente di più semplice.
Peccato, essendo timida, ci metto dei giorni per trovare le parole giuste, per inventare una scusa valida se voglio veramente ottenere qualcosa…
Uno: non vorrei sembrare invadente, quindi aspetto che sia solo.
Due: dovrei usare delle parole giuste per fargli capire che mi piace senza dirglielo direttamente.
Tre: mi dovrei inventare una scusa “intelligente”, perché non posso andare a chiedergli se sa tracciare una linea dritta visto che frequenta come la facoltà di architettura!? Insomma bisogna preparare un piano prima di “passare all’attacco”. Non bisogna dimenticare che un “piano d’azione” deve regolarsi in base alla situazione che uno si trova davanti, quindi bisogna considerare tutti gli imprevisti possibili, quali per esempio presenza di terze persone (che di solito ci sono sempre); bisogna anche cogliere l’occasione giusta per iniziare la manovra strategica.

“(…) I’m going down in flames, I’m falling in to this again (…) I’m falling down (…)”

E’ un verso della canzone che oggi mi è stata molto vicina… E’ come se stessi ritornando ad essere quella persona che ormai non sono più, mi sto chiudendo in me stessa visti gli insuccessi degli ultimi giorni… Sto gettando la spugna, e non ne capisco il motivo.

“Siamo in arrivo a Carpi”

Ecco siamo quasi arrivati, manca poco, fra qualche minuto scendo. Mi toccherà quindi concludere questo poema epico… Ed è appunto la cosa che farò in questo preciso istante.

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